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L'Area di Broca
Indice n.76-77
 

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"L'area di Broca", XXIX-XXX, 76-77, 2002-2003

CONTRO

 

Gabriella Maleti

Il politico in tv...
 

La televisione di stato, nella fascia dei programmi serali, ci ha spesso somministrato la visione del ministro Giovanardi che parla. Solamente intravedendo, tra un boccone di finocchiona e uno di rucola, la presenza seduta del ministro, l'orrore si fa strada. Ricorda egli, immaginiamo fin da piccolo e già ministro, l'impossibilità di un parlare fluido, com'è degli umani, per via di quella boccuccia a... (ma noi scriviamo "a serratura"), che si ritrova. La fuoriuscita delle parole avviene a fatica, per mezzo della vulgata emiliana, che spazia dalle vocali chiuse quando devono essere aperte, a quelle aperte quando devono essere chiuse. Quella sua trista bocca, al minimo accenno di parola, si chiude ancor più a cerchio, si stringe senza scampo, senza far passare neppure un tortellino "fatto sull'unghia", principiando a formare pinces, piegoline, rughe, rughette, diventando essa un buchetto imbronciato che permea costantemente il nobile viso del detto familiarmente "Giova". Non sorride mai il ministro (chissà se potremo vederlo in tale atteggiamento davanti ad un buon piatto di lasagne: subito dopo la piaga delle guerre, del terrorismo, della siccità, viene subito questo drammatico quesito).
   Dicevamo: egli non sorride mai, sempre in lotta con quell'impasto di parole che si accavallano, s'attorcigliano, si mangiano a vicenda, e di cui lui, ahinoi, sospettiamo vada fìero. È un tormento, quello di Giova, di cui non ha nozione, ma che noi, invece, vediamo, capiamo e soffriamo all'ombra dell'opercolo. Chi lo vede per la prima volta e osserva quella sua aria estremamente severa, corrucciata, può pensare di trovarsi dinanzi all'unico politico impegnato, l'unico che ha preso per le corna il suo mandato, ma, errore! l'onorevole viso è tale, poiché esso tende, anche contro la volontà di Giova, perennemente al permaloso. È stizzito, il ministro. Sempre. E sempre in battaglia con le parole che faticano ad uscirgli, così l'oro del suo dettato, purtroppo, non riesce ad infilarsi nella capoccia di chi l'ascolta. Peccato. Presi noi d'assalto anche dalle doppie del Giova, che diventano selvagge e triple: ad es. "tutti" diventa "tuttti", "quella" diventa "quellla", ecc., rimaniamo lì, indifesi. E la gnola della madonna continua, punteggiata dai sibili minacciosi delle "esse". Che fare? Le guance del ministro si gonfiano, si riempiono di consonanti, di vocali, che trovano sbocco solo in un pasticcio formidabile. A tavola, allora, diciamo ai nostri cari di smettere di mangiare affinché possiamo pórci tutti, diligentemente, all'ascolto più attento: chissà che non si riesca a capire qualche cosa... Ma l'apparecchio acustico della nonnina manda un sibilo da 113, la sua dentiera schiocca, poi la vegliarda tossisce, poi si soffia il naso... E il ministro Giovanardi? È sempre lì, ssssssissì, è sssssempre, ssssssempre lì, con quel suo viso intelligente, dinamico, così...così... mo sì, mo va ben là... mo mi mancan le parole.
 


 
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