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L'Area di Broca
Indice n.75
 

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"L'area di Broca", XXIX, 75, 2002

AMICIZIA / COOPERAZIONE

 

Adam Vaccaro

Il doppio scarto dell'amicizia e della solidarietà
 

Difficile parlare di amicizia o solidarietà senza scadere nella falsità e nella retorica. La riduzione del rischio potrebbe passare dal racconto dell'esperienza, cogliendo lì i lampi testimoni dell'anomalia di rapporti, degni di meritare tali nomi. Mi limito qui a poche note cercando di evitare quel rischio.
   Sono nomi che danno concretezza all'utopia di rapporti privi di interesse strumentale. Privi del vestito dell'Io, fatto in buona parte di calcolo, sia pure verso obiettivi tendenti a soddisfare bisogni legittimi e vitali, primari e secondari, dal nutrimento all'affermazione sociale, dalla soddisfazione sessuale al bisogno di affetto e protezione. I rapporti abituali forniscono fini e materia di una maschera di qualche tipo, necessaria e non condannabile in sé, se non è trascinata in vortici di melma e orrore, in sogni di dominio e onnipotenza.
   La prassi prevalente che costituisce il guscio del nostro agire quotidiano, trova fratture liberatorie, soglie di altre dimensioni, spazi in cui quel vestito è abbandonato e lasciato appeso sulle misure consuete. Compare la necessità di dare corpo a misure diverse, che appaiono dismisure ed eccessi, rispetto alle gabbie strumentali.
   Dalle loro fratture penetra nel nostro corpo tutto ciò che eccede e si presenta come materia inutile e scarto. Scarto, sia come residuo di lavorazione dell'abituale vestito, sia come diversa direzione che mobilita il nostro fare. Questo doppio scarto diventa creazione di antitesi etica, di spazi e nomi che spesso fanno scandalo: arte, poesia, amore, amicizia, solidarietà ecc.
   Nomi che rivendicano il diritto di far diventare indispensabile ciò che per la prassi utilitaristica è inutile. Per i quali i soggetti non sono più oggetti o soggetti a qualche fine, ma solo oggetti di attenzione, fonti di gioia per il solo fatto di essere riconosciuti come fonte di valore in sé e non come valore-per.
   È la capacità del singolo di dare forma a questo scarto che lo fa uscire dalla gabbia di animali addomesticati e ridotti a merce, lo spinge ad andare oltre la ferinità costretta e ferita, oltre i soffocanti bisogni del consueto. Si aprono in tal caso moti verso esperienze di necessità opposte, di dono disinteressato di sé e di interazione a corpo nudo con l'altro. Verso il recupero di spazi che fanno riemergere strani lampi di Eden, memorie di utopie di uno stare insieme, legati e liberi, entro una solidità avvertita come finalmente concreta della nostra individualità, perché tocca la gioia di un respiro comune.
 


 
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