Lo studiolo
Mediateca italiana


[particolare]

Protesi o cuore
Una confezione
un involucro
il mio bell'aspetto
un nuovo pezzo che tu
mi aggiungi
mi aggiusti
mi rendi ancora sano
e nuovo
mia tristezza
mia felicità
facce che non combaciano
stralci di cielo
o abissi
una nuova forza
stimolo scarno
di vedere in ciò che manca
una nuova
opportunità.
Per amarmi.
[Tommaso Biagiotti]


[particolare]

Le prime armi
Plastica sulle porole
come un busto irrigidito
il mio sguardo freddo
avvolge le cose, le mobilizza
e dentro sé
applica follia alla realtà
statica faccia noiosa
le solite parole.
Le immagini
il mio obbiettivo gira e trae
le parti mancanti
del mio corpo.
Il suo occhio
è sempre un Dio
Alle prime
Armi.
[Tommaso Biagiotti]

Tutte le immagini sono
© dell'autrice

17 febbraio - 15 marzo 2007 

Alessandra Cinquemani
"Plastica di corpo"
Fotografie

[vai alla Presentazione]

Il 17 febbraio si è aperta la mostra di Alessandra Cinquemani, artista che propone una serie di stampe fotografiche di inquietante classicità. Da una notte oleosa e senza stelle compare un torso frammentario di bambola, una sorta di asteroide di plastica che l'obiettivo segue nelle sue lentissime rivoluzioni e rotazioni. Sono immagini di vita ferma, bloccata e strappata, nature morte dalla forma umana che sono un'epifania dell'incompletezza. Non un corpo di plastica, ma forma plastica di un corpo che è relitto, traccia, incomprensibile rifiuto che, mentre si manifesta alla luce, è già ghermito dalla stessa notte che lo ha appena rivelato e ormai lo riavvolge. Colore e bianconero dialogano in questa azione teatrale specchiandosi l'uno nell'altro, con risultati di glaciale straniamento. All'altro capo del percorso espositivo la bambola si materializza in un manichino da negozio, donna di plastica anch'essa tormentata dalle imperfezioni: le mancano le braccia, dietro un viso di glaciale bellezza ha un cranio aperto entro cui si scorgono viti, il corpo è percorso da lacerazioni. Se la plastica e i materiali sintetici stanno sempre più diventanto simulacri di ciò che siamo e della nostra condizione umana, queste immagini di infanzia disarticolata e strappata inquietano perché toccano delle corde profonde, sommuovono immagini dal buio dei ricordi. Tutti noi abbiamo lacerazioni e strappi che talvolta tornano fuori a turbarci: le foto e i simulacri di Alessandra Cinquemani ce lo rammentano attraverso l'inesorabile precisione dell'allegoria.

 

Plastica di corpo - Stampe 100x70
su carta Kodak Professional Endura
 

La mostra propone inoltre un'antologia del lavoro di Alessandra Cinquemani che permette di seguirne la riflessione estetica e apprezzarne la perizia tecnica, ricavandone gli strumenti per leggere le sue opere più recenti.

Nota biografica

  • Alessandra Cinquemani è nata a Firenze nel 1978. Vive a Campi Bisenzio (FI) dove lavora come fotografa. Insieme a Stefania Vanni ha dato vita al Gruppo 05 e ha partecipato a mostre collettive di fotografia e arti visive, fra cui: "Station to Station", Stazione Leopolda, Firenze, 2003.

Un'ampia antologia comprendente anche le opere più recenti è presente su Flickr. Per altre informazioni su A. Cinquemani e il Gruppo 05 si rimanda a www.dimensionearte.it e www.gruppo05.it. Altre foto del Gruppo 05 si possono vedere su SuperStock.

[Paolo Pettinari]
 


 

Presentazione di Serena Becagli

Plastica di corpo è la prima di una serie di riflessioni di Alessandra Cinquemani sul confronto tra il corpo e le sue simulazioni. Attraverso la plastica l’uomo ha esteso se stesso, creato il suo doppio, ricostruito parti di sé. E questo materiale artificiale, così lontano dalla passionalità della carne, nel momento in cui si trova alle prese con la simulazione dell’essere umano, cattura l’interesse dell'artista.

L’abilità di Alessandra nel cogliere l’essenza e la profondità degli stati psicologici la si era già potuta osservare in altre occasioni, come la mostra collettiva Extemporanea del 2001 alla Stazione Leopolda in cui una gigantografia di un uomo, colto in un istante in mezzo alla folla, focalizzava l’attenzione sul volto, assorto e pensieroso, mentre il resto della gente lo sfiorava e lo avvolgeva.

Altre ricerche attorno al corpo umano e al ritratto le ha poi presentate in mostre tenutesi al Tenax di Firenze, a Loro Ciuffenna (AR) e a una nuova edizione di Extemporanea nel 2005 insieme al collettivo Gruppo 05. Sempre con il Gruppo 05 ha partecipato ultimamente ad una mostra collettiva con un lavoro dal titolo Garbage, in cui gli oggetti presi dal mondo dei rifiuti sono diventati i protagonisti degli scatti fotografici negli spazi di Villa Bellosguardo a Lastra a Signa (2006).

Questi due orizzonti di ricerca, il corpo umano con le sue implicazioni psicologiche, e il mondo effimero, di plastica, ora si fondono in una mostra personale in cui lo sguardo di Alessandra va a indugiare su quegli oggetti che l’essere umano, con le sue debolezze e le sue contraddizioni, ricostruisce attraverso la plastica simulando se stesso, ritrovando se stesso.

Alessandra ci ricorda che anche in quel mondo di plastica c’è un’anima, ci sono delle emozioni. E come in ogni storia tutto inizia con la nascita, l’infanzia. Plastica che simula il corpo e uno dei nostri primi ricordi dell’infanzia, la bambola. Potrebbe essere una bambola abbandonata tra i rifiuti, oppure scordata in fondo all’armadio insieme ad altri giochi.

Ma Alessandra la decontestualizza e la mette a fuoco togliendo dallo sfondo ogni particolare che possa darle altre connotazioni, nascondendo qualsiasi riferimento emotivo, forse per dare la possibilità allo spettatore di ricostruire una propria storia. La bambola, acefala, trasmette al primo sguardo un certo disagio, un senso di abbandono, trascuratezza. La provocazione dell’artista sta proprio in un processo di nobilitazione di questo oggetto, che attraverso il suo sguardo subisce una metamorfosi.

L’artista non si limita a scattare la foto di una bambola trovata casualmente per terra. Lei trova l’oggetto - che forse appartiene al suo passato ma non ce lo dice - e lo colloca su un piano come fosse un piedistallo, prima di fotografarlo. Verrebbe da pensare anche a certi reperti antichi, a certe sculture del passato che hanno perduto le braccia o la testa. Esse appaiono ai nostri occhi comunque belle, persino perfette.

Tutto dipende da come guardiamo le cose, da come siamo abituati a vederle. Forse il passare del tempo, o forse solo uno sguardo più attento come quello di Alessandra, ci faranno vedere una realtà diversa. La scelta di una posa o di un’inquadratura, la forza di una luce, faranno in modo da impressionare sulla carta immagini di una realtà diversa da quello che sembra.

[Serena Becagli]

Lo studiolo di Campi: un'occasione per conoscere il rinnovato centro storico pedonale di Campi Bisenzio, a 30 minuti da Firenze. Bus 30 da S.Maria Novella, scendere in via dei Tintori (fermata "Tintori" subito dopo la COOP) e camminare per 5-6 minuti fino a Piazza Fra Ristoro. Lì, al n.53 di via S.Stefano, ci siamo noi.