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L'Area di Broca
Indice n.68-69
 

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"L'area di Broca", XXV-XXVI, 68-69, 1998-99

SCRITTURA

 

Silvano Zoi

La trama

Scrivere tutto ciò che si narra con avidità, quando è necessario anche con crudeltà, così come prescrive il grande filosofo.
   Comportarsi da tombarolo che rubando tra le tombe dei vivi ogni sera riporta alla luce gli eventi passati; frugare nella discarica della memoria per cercare rifiuti che l’inceneritore non ha fatto in tempo a bruciare.
   Considerare come prezioso reperto anche la menzogna: lo psicologo del profondo assicura che la bugia è più vera della verità, quando porta alla luce desideri repressi. Valutare la stessa bugia come indispensabile farneticazione, provvida distrazione ingiustamente repressa nei banchi di scuola ove il cerchio si apre.
   Se mentre parla al telefono fumando la sigaretta nasconde sotto il tappeto la cenere che gli è caduta, analizzi il suo gesto e si chieda perché si comporta alla stregua di un’antica servetta; se scopre che lo ha fatto per evitare i rimproveri di sua moglie faccia di se stesso, narcisisticamente, un personaggio da osservare e da scrivere. Si racconti sposato e con moglie in un appartamento di periferia a due piani un mattino in cui avverte un rumore di chicchere proveniente dal basso e subito pensa: "lei prepara qualcosa di buono per me", e vinto da un vago languore discende in silenzio i sette gradini, guarda dentro la cucina e cede commosso a un desiderio di mamma e dei sughetti di mamma. Ma sua moglie è nel bagno e sta rigirando nella solita tazza sbreccata la tintura per i capelli.
   Allora torna silenziosamente su nel suo studio e pur amareggiato e deluso si siede al tavolo dello scrittore, carta e penna a destra, computer a sinistra rispetto a chi siede e dà inizio ad una serie di racconti che potrà intitolare IL RAPPORTO DI COPPIA.
   E seguendo il percorso della menzogna e della distrazione, potrà farsi personaggio maschile vittima e carnefice della sua consorte. Farneticando, introdurre fra i personaggi anche la trista Abitudine che determina la crisi del rapporto di coppia.
   Considerare che ogni vita è comunque ordinaria, anche se consumata in aerei che attraversano meridiani e paralleli.
   Chiedersi se in tempi remoti di chiusi castelli, di paglie, di fieni e di greggi belar, la trama era più varia ed eccitante di quella vissuta in attuali calotte ove è indispensabile il continuo aggiornamento del fuso. Quel fuso un tempo designato nel vocabolario come "s.m. arnese di legno necessario per la filatura", attualmente noto come fuso orario.
   Fare dunque ampio ricorso anche alla DISTRAZIONE. Considerare il farneticare e il distrarsi come due ingredienti indispensabili al narrare; applicarli tutti e due a eventi storici ed ai detti famosi di storia.
   Fare un uso farneticante anche del "veni vidi vici" proclamato dall’antico guerriero, considerando magari quel motto solo in rapporto a ciò che suscitò nell’animo di quel Caio Duilio, semplice pedites al servizio del condottiero. Forse meglio prediligere "l’alea iacta est", narrando il medesimo Caio Duilio che mentre attraversa il ruscello diventato famoso, pensa con pena ai suoi quattro figli lasciati in città: cosa accade di loro se il dado gettato dal suo condottiero è truccato.
   Raccontare, previo accertamento storico sulla loro esistenza, le logge segrete dei tempi del dado. Considerare che tutto è trama, se si danno a questa parola i molteplici significati attribuitigli dal vocabolario ove è designata come filo, complesso di fili che intrecciato perpendicolarmente con l’ordito, forma il tessuto; macchinazione, intrigo ai danni di qualcuno; insieme delle vicende e dei fatti che si svolgono nei romanzi.
   Sviscerare: se TRAMA è filo non ci si preoccupi se il filo si spezza: si potrà sempre riannodarlo, ricongiungerlo. Il tessuto è comunque rammendabile. Se ogni umana vicenda è soggetta a macchinazione ai danni di qualcuno, tutto si ricompone nell’insieme dei fatti che si svolgono nei romanzi.
   Scegliere dove meglio si crede le trame dei racconti e liberamente intessere l’ordito che compone la trama. Recarsi nella parte nuova di una città dove si allineano alti casoni policromi, percorrere lentamente la lunga strada in un’ora in cui le donne non più giovani, addette alle spese consuete, scivolano con la borsa da spesa e alcuni ragazzi destinati alla galleria della talpa vanno in cerca di droghe.
   Con amore, timore e tremore vivere le vicende di una di quelle madri che soffre per suo figlio immerso nella galleria della talpa; raccontarne le angosce profonde, la disperazione, la voglia di stringere al seno il suo caro ragazzo, la sua rabbia, il suo mostruoso desiderio di ucciderlo, di negare il passato da quando lui è nato, di cancellare un lungo sogno d’incubo dalla nera lavagna della vita con la bianca cimosa, al mattino; e i paradisi perduti dal figlio, la sua solitudine: se ha perduto il senso delle forme, la percezione dei colori, dei sapori delle cose comuni; seguirlo fino a quando si chiude, a sera, nel sacco di plastica e dorme in posizione fetale, in attesa di mamma.

(da Il manuale dello scrittore, Giubbe Rosse, Firenze, 1998)

 


 
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