Indice L'area di Broca
 
L'Area di Broca
Indice n.78-79
 

Mediateca Italiana
 
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"L'area di Broca", XXX-XXXI, 78-79, 2003-2004

Cinema / video / TV

 

Mariella Bettarini

Video / videor

 

* Video. Come video. Uno dei primi verbi latini, forse, che dai lontanissimi anni Cinquanta sentii pronunciare da una remota prof durante il mio "soggiorno" romano alla scuola media "Col di Lana". Verbo usato - ricordo - per insegnarci la forma attiva del verbo "vedere", in questo caso, ma soprattutto usato dalla stessa, severissima prof nella sua forma passiva, come videor, dunque, per "educerci" sulla medesima, assieme - ricordo - ad adspiciscor (essere guardati), pronunciati entrambi con aria greve e grave, solenne, prolungata.
   Vedere. Esser visti. Guardare. Esser guardati. Il video vede ed è visto insieme (?). Ma allora, in quegli anni, né "vedere" né "esser visti" avevano a che vedere con i video. Né con la tele-visione, che non era - allora - ancora arrivata nelle case, e semmai troneggiava in alcuni, privilegiati bar (per me d'una remotissima Roma).

* Per arrivare al video, ai video ho aspettato, da allora, circa quarant'anni. (Nel frattempo ho visto, in Tv, qualche video-clip, ho ascoltato e visto qualche volta brani e clip da Video-music; ho sentito molto parlare di video-camere, video-registratori, video-amatori, video-makers). Per avere una più diretta esperienza del video, dei video, ho dovuto attendere sino ai primi anni Novanta, quando Gabriella (Maleti) iniziò - dopo decenni di fotografia - ad usare appassionatamente anche questo straordinario "mezzo" d'arte (e non solo "di massa") per fare i suoi primi lavori-video, e persino, nel 1993, il suo primo film-video, "Il fotografo" (tratto da un suo racconto che portava il medesimo titolo), alla cui lavorazione assistetti e partecipai con gioia e meraviglia in molti fine-settimana di freddi mesi invernali, avendo per set una casa abbandonata, posta su una collina tra Firenze ed Empoli, protagonista l'attore Graziano Dei (che ha poi lavorato in molti altri video di Gabriella, divenendo, da allora, un carissimo amico e collaboratore) e con l'attiva partecipazione di altri amici (e qualche parente).
   Da quell'inverno 1992-1993, il video, i video hanno accompagnato più o meno sempre i mesi, gli anni, il tempo della mia vita, in una felice, spesso persino esaltante esperienza di "oltrepassamento" (potesse dirsi), di incarnazione - meglio - della parola letta e scritta.
   Video d'arte. Video-documentari. Video-film. La "magia" della simil-macchina-da-presa. La magia della video-camera. L' "aldiqua" di un lavoro visivo e della sua tecnica. Il laboratorio. Il montaggio. L'ostinazione. La fatica. L'incarnazione - ripeto - della parola in una immagine che la "rende", la "illustra", la esprime, la "traduce".

* Video e cinema. Video e film. Che parentela? Che somiglianze? Molte. Moltissime. Ma anche distanze. Differenze. Intanto, ad assai pochi era dato, sino a qualche anno fa, fare veri e proprî film. Necessitava un produttore, una gran mole di denaro, mezzi, maestranze, studi di posa. E poi distributori, battages pubblicitari, ecc. ecc. Il cinema era (ed è) l'arte che forse più di ogni altra abbisogna di mediazioni (economiche, tecniche, pratiche: tautologicamente, appunto, "mediatiche") tra "facitori" di film (sceneggiatore/regista/interpreti, e poi montatori, costumisti, scenografi, fotografi, datori di luci, ecc. ecc.) e pubblico.
   Negli ultimi anni, però, con l'uso della videocamera (spesso al posto della macchina da presa), ma soprattutto con una maggiore possibilità di fruizione da parte di molti di questo più semplice ed economico mezzo tecnico (la videocamera), e con il montaggio al computer, la situazione pare assai facilitata per chi abbia la passione del cinema, per chi voglia sperimentare in prima persona la gioia, l'emozione grandi di realizzare un film. Si può dire che il "mondo del cinema" si sia, così, di gran lunga avvicinato, risulti - in qualche modo - meno remoto e inattingibile. Il film, "un" film (fatto, certo, con mezzi poveri , da pochi, opera di meritevolissimo volontariato) non è più un cosmo del tutto irraggiungibile. Mentre la sua "magia", il suo fascino restano intatti, la sua realizzazione si è fatta, per molti, assai più prossima. Certo, resta il serio problema del raggiungimento del pubblico, degli spettatori, ma - in tempi così vacui, così "di facciata", così terribilmente voyeuristici, in cui chi non appare sembra non esistere - una visiva, filmica opera creativa, un film-video (sia pure per pochi) è di per se stesso un bene, una conquista. Un valore in sé.

* Altri anni. Altri video. Altre dirette/indirette, appassionanti esperienze. Un recente set cui ho partecipato è stato il film-video dal titolo "Sidog" - soggetto e sceneggiatura di Mirco Ducceschi, scrittore, "antico" e giovane prezioso amico, che da qualche anno collabora anche "visivamente", "musicalmente" con Gabriella; regia di Gabriella (Maleti) stessa, protagonista "umano" Graziano Dei; minime "apparizioni" di Giulio Bogani, Andrea Bettarini nonché della sottoscritta. Un video il cui vero protagonista è un cane, un "cane che guarda" (see-dog, da cui il titolo Sidog): cane che vede ma non viene visto da chi guarda il video. La videocamera, infatti, si è sempre mossa all'altezza degli occhi di un cane, un cane che vede ciò che gli avviene intorno. La videocamera ha "fatto le veci" dei suoi occhi.
   Lo spettatore non vede chi lo guarda (o, meglio: sa di non vedere). E' presente, invece, originalissima, la esclusiva vista da parte di Sidog, cui il protagonista "umano" spesso si rivolge, premuroso o perentorio, affettuoso, autorevole. Ancora video/videor, dunque: vedere/esser visti (da un cane "guardante" gli uomini, il mondo).
   Il set di "Sidog" - (il video è stato girato e montato con un complesso lavoro tra il 2002 e il 2003) era l'abitazione di via S. Zanobi, qua a Firenze, e alcune limitrofe vie e piazze della città. Un lungo, appassionato, talora ludico lavoro. Anch'esso per me, per noi - credo - un lavoro d'amore. D'arte e di vita. Un'esperienza - ancora una volta - indimenticabile. La meraviglia, il "miracolo" del cinema, in qualche modo, portati dentro le nostre vite.
 


 
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