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L'Area di Broca
Indice n.75
 

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"L'area di Broca", XXIX, 75, 2002

AMICIZIA / COOPERAZIONE

 

Massimo Sannelli

Paragrafi personali e teorici
 

In un eventuale progetto di scrittura privata - una biografia e una biologia - l'amicizia-cooperazione apparterrebbe alla parte dolorosa della vita. Non, invece, l'amicizia di per sé e non la cooperazione (nel lavoro, più che nella scrittura) di per sé.

   L'amicizia è felice nella misura in cui è non violenta e non insincera. Chi ha l'abitudine di schematizzare ogni atteggiamento in termini di mistica speculativa, potrebbe dire che la qualità dell'abbandono (non-modo, non-parola) nei sentimenti si deve armonizzare con la collaborazione ad un progetto opposto: modalità più parola. L'amore, di cui l'amicizia è un'ombra - non uno scarto -, è la passione di un'anima che "ama senza modo" (Caterina da Siena, lettera 154). Senza questa armonia tra modo e non-modo il nesso amicizia-cooperazione è un ossimoro senza poesia.
   L'equilibrio è, forse, l'unità interiore e gioiosa che misura la quantità di linguaggio e la quantità di passione poste nel progetto comune. Nel nostro rapporto, appena creato, l'amicizia sarà autonoma dal valore dei testi prodotti; a sua volta, il testo non sarà mai la ragione esclusiva della nostra amicizia. In due, scriviamo, impariamo, insegnamo a partire da una passione. Intanto l'altro del rapporto impara a misurare il respiro leggendo i versi; chi insegna capisce meglio a quale arte tendeva; entrambi si affinano realmente. Metà del rapporto fra questi amici è intuizione, metà è competenza e scuola reciproca.

   Se tutto ciò che esiste ha - è - forma, la questione che rimane sempre è il modo della forma. La scrittura ("intendimento d'asemplare" le parole, "volontà di dire") e la performance ("segnalazione testuale" più "mezzi corporei e fisici della comunicazione": Paul Zumthor, La lettera e la voce) emarginano il mistico (non-modo, non-parola, Gelassenheit).
   Il distacco è abbandono della parola: "Se ella avesse ricordato anche soltanto con un'unica parola il suo distacco, se avesse detto "Ha considerato il mio distacco", il distacco ne sarebbe stato offuscato, cessando d'essere completo e perfetto, perché questo avrebbe comportato un uscir fuori di sé. Nessun uscir fuori di sé, tuttavia, può essere così insignificante da risultare senza danno per il distacco" (Eckhart, Del distacco). La parola è abbandono del distacco.
   Il primo abbandono toglie la parola: "On ne peut pas vivre d'amour" (il sentimento è espressivo: la mia "volontà di dire" è - anche - la volontà del desiderio che mi fa dire); il secondo è morte dell'abbandono, in un'apertura attiva alla parola e al figlio: "La seule chose qui survit à l'amour, c'est l'Enfant" (Marina Cvetaeva, Lettre à l'Amazone), cioè un corpo nuovo che scrive/pronuncia la parola (Zumthor: la poesia è "legata così radicalmente alla voce e al corpo che, anche se scritta, rivela - e talvolta proclama altamente - la loro presenza"). È chiaro che il mio amico si è partorito scrivendo di sé: la sua parola pronunciata e scritta è stata seguìta fino alla perfezione, che è arrivata dopo.
   La parola mi vincola ad un'impurità mentale che può essere felice (io, volontà di scegliere, modificare: essere - fare - una cosa: giustificare la modalità di questa forma di parole). Il miracolo della parola felice può congiungersi con un'ombra dicibile di abbandono: "Qualunque poesia o scrittura, o qualunque parte di esse esprime o collo stile o co' sentimenti, il piacere e la voluttà, esprime ancora o collo stile o co' sentimenti formali o con ambedue un abbandono una noncuranza una negligenza una specie di dimenticanza d'ogni cosa. E generalmente non v'ha altro mezzo che questo ad esprimere la voluttà! Tant'è, il piacere non è che un abbandono e un oblio della vita, e una specie di sonno e di morte" (Leopardi, Zibaldone, 4074). La "poesia o scrittura" organizzata che mima ("esprime") la non-parola del distacco è la letteratura.

   Dice: "Io vorrei lavorare - scrivere - con te". Questo significa che uno cerca l'altro; dei due, uno è ingenuo: l'altro ha un viso rotondo, come infantile: e infantile, e adorato perché necessario, è il suo modo di esprimere: non male, anzi il contrario; uno sa lavorare, l'altro impara di giorno in giorno; la loro amicizia, quasi amore, - e l'intùito che li lega, senza parole -, non è separabile da un lavoro letterario. Più tardi, l'amicizia finisce. Per il futuro, uno dei due saprà di aver tenuto prima la mano del nuovo autore: visto nascere. Più tardi, la sequenza degli abbandoni diventa meno grave e meno regolare: allora sembra che l'amicizia non sia mai esistita. Ma: "Io ti considero un amico; io sono bianca e nera". Invece la loro collaborazione si è risolta visibilmente in un libro comune.
 


 
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