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L'Area di Broca
Indice n.75
 

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"L'area di Broca", XXIX, 75, 2002

AMICIZIA / COOPERAZIONE

 

Massimo Morasso

da Genesi

Sia il suo nome per sempre,
davanti al sole permanga il suo nome.
(Salmi 72,17)
 
Gli uomini parlano
l'ultimo quarto della lingua.
(Rg-veda I, 45)

VI
Sotto la chiglia c'è una trottola impazzita, un buffo
vaticino che lima l'avvenire,
un pesce luna...
e più giù le panchine
persone che aspettano
l'autobus, che apra l'edicola, il tabaccaio
per le sigarette, un tempo propizio alla fine
cosa si deve fare dell'amore
se non abbiamo neanche la pietà
di chiederci l'un l'altro
la nostra breve storia
non dico i dettagli ma proprio il cuore
semplice della vicenda comune
cosa sono io
cosa sei tu
in questa bolla d'aria
la gravità ci abbatte e in fondo è inutile
non ci siamo mai conosciuti per davvero
non sappiamo niente delle nostre anime
e poi è innegabile ma sono
le circostanze a decidere una vita
ciò che accade
la gazzarra delle voci
la lunga sequela dei nostri cari
caduti, falciati a mazzi come primule
per la dolente, l'inarrestabile
vicissitudine dei giorni
con tutto che si ingromma a un certo punto
in uno spazio luminoso
spalancato fra i gazebo,
e quei poggioli
e gli abbaini
nel cielo dove impressi come stigmate
potrei vedere anch'io i carboni ardenti del profeta
la ruota di un diamante che scintilla
in cento prismi entro una sola geometria
e in basso il mare, un gorgo fragoroso
zigzagante intorno a un centro cavo...

Potrei vedere anch'io, lo sai benissimo.
E tuttavia non vedo. Ascolto. Resto
dalla parte di ciò che è circoscritto
da una veste mortale di materia.
Leggo gli arcani solo nell'incanto
fragile che mi dà un'ebbrezza.
Se sono molte bocche sono un popolo.
Se sono un popolo ho saggezza
e più di un senso vivo cui donarmi.
Sento. Mi perdo fra i contorni. Chiedo
realtà, ma non per possederla:
su questa terra, mi conosci, se pure la incontrassi
mi metterei a soccorrerla, tremando.
Se sono qui anche per scegliere
allora scelgo il modo tenero
di scegliere che ammira l'umiltà
di quanto esiste, è debole ed ha pena.
Scelgo il tuo modo,
mi invento un'ossessione,
e mi consegno in quella goccia di champagne

in cui continua a pullulare dentro l'attimo
l'urlo del vento, il cerchio doppio
dell'arcobaleno, la traccia dei mirage

che incisero lo spazio come annunci
bisturi
            lampi sul porto
appena sveglia Genova è un battello
e il nostro, mentre andiamo, è un riso largo
fra le sartie
(...)

NOTA
C'è, qui, un riferimento esplicito, naturalmente in via negativa, a forme di rivelazione epifanica di matrice veterotestamentaria ("i carboni ardenti del profeta", cioè Isaia) e teosofica ("le ruote di un diamante che scintilla / in cento prismi entro una sola geometria").

A Macinaggio, ex avamposto genovese in Corsica, mi è capitato di fare colazione a mortadella e champagne davanti a un doppio arcobaleno circolare solcato dal volo radente di due mirage (!). So anch'io benissimo che il verosimile può essere più vero del vero, ma quell'esperienza, che ho provato a restituire in versi senza alcuna forzatura allegorica, è un'esperienza insieme così vera e inverosimile che ancora oggi mi interroga, mi tocca e mi commuove.
 


 
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