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L'Area di Broca
Indice n.73-74
 

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"L'area di Broca", XXVIII, 73-74, 2001

TERRA

 

Loretto Mattonai

Il gioco del mondo
 

Una promessa estrema ci concede il restare confitti dove tutto si muove. Per lo smottamento di un attimo almeno, o il franare di un giorno che duri quanto il tepore del sole invisibile (renda friabili le palpebre chiuse, prosciughi le pozze degli occhi).

Se tu apri la bocca, subito si riempie di quel che non puoi inghiottire; una varia materia che pur di continuo ingoia e viene ingerita, tutti divora ed è a propria volta avvinta dalle viscere dei più minuscoli sposi ed amanti (mille e mille biologici ordigni, batteri invasati, voglie stellari di lombrichi, vivi accidenti).

Se prendo il tuo posto (tu soffocata, sepolta) l'aria alle mie narici già manca. Le occlude un insieme di sostanze diverse. Ma come in ciascuna di quelle scorre un alitare perenne che spinge in alto piante alberi e fiori; così ciascuno di questi è primamente il proprio respiro, oscillare di una brezza vitale, altalena per il gioco del mondo, girotondo intorno a un che senza ubicabili prove (ma basta si trattenga per qualche tempo il fiato, ecco gli diamo il mutevole nome di un "dove").

Se lei-lui mi sostituisce (asfissiato io, col naso ormai escluso) e cerca di udire alcunché, le orecchie si trova colme di un silenzio d'argilla. Nonostante che intorno innumeri suoni si affollino, e del loro premere ogni granello eroda e consumi la voce, la cristallizzi nel riflesso di strilla.

E se voialtri le (gli) succedete (caverne le orecchie, un echeggiare esogeno) cercando di toccare quanto vi circonda, nulla palpate. L'intorno è in voi, completamente vien preso il tatto, il contatto compreso, arreso e sottratto tra i sensi il più indigeno.

Ma a quelli che proclamano di calpestare la terra, di cavalcarla usando le scarpe come sintetica sella, tuonano di saperla tenere a distanza, di carezzarla solo nei luoghi in cui essa si concede lasciva a vacanza?

A loro fa già sedimento e si rende più spessa la pelle, detriti si accumulano nelle arterie insabbiando, cresce la tettonica a placche nei cuori scaltriti.

Una promessa radicale, invece, qui; purché tra noi palpito d'acqua scorra, vi sia sorgere d'erbe, una generazione di steli corolle foglie midolli.

Su quest'attimo permeato da ogni donare ogni togliere, ci coprirà, infine solleverà, l'aurora della polvere.
 


 
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