Indice L'area di Broca
 
L'Area di Broca
Indice n.70
 

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"L'area di Broca", XXVI, 70, 1999

COLORI

 

Mirko Servetti

Cromoerranze
 

Rulla la nigra nube
logoi nubiformi con gli strati interni
di serica panna, ché
oggi proprio nera l'ho vista
e anche pervasa dall'iridi tonanti e,
viene da ridere agro come limone gialloverdino,
agganciata al tappeto cilestre che si spennella
del mio riso irrefrenato, questo bel cappellino vezzoso
che Susanna ella stessa si fe'*, e distribuito
                    a casaccio qual congerie
di petali screziati di cobalto con uno sbaffo chermisì,
coccinëus e, poco a poco, uno spiraglio carnicino, tanto
                    che l'arco, virtuale o
                    palpabile, nasce dai
pentoloni di quell'oro fuso ruzzolante in un sottosopra
purpureo e un po' mal disteso, sebbene
il bianco murale sia svelato in picchiata dai
nebuli astri fra indaco e nero, sfumando luci
in lampi di più deciso verde.
Suoni brunati, o diacromofonie, sinfoniette ad archi
di fiaba, quell'aria brillante,
quel vermiglio donnesco color*, l'arco per sempre
                    si fissa in un baleno
                    balenante i bagliori
a vespero e gli sbadigliosi luciferi del mattino enigmatico,
qualcosina del cinabrico continuo d'Almaviva fino
ai grisi promontori stagliati sul timido rosore.
Lame di giallognolo, e mo' pure cornici di fumo sandalico,
fumigante e pulverolento come i pollini sull'elitre
che dicono adieu all'inverno bluastro, e oltre ancora,
le strisce di ferrose marine rappresentate al di là
del possibile.
La storia è sempre quella, riconsegnata
a un brivido manierista con i drappi sanguigni, ora,
in terra di Siena, poi, di certi crocefissi a pupilla alta e
le castagne sfumature delle chiome disfatte
                    ai confini del limbo,
ciò che si traduce in veloci notiziari redatti
in fumo di Londra, o delle sue caliginose periferie,
attraverso colaticce scritture che all'origine furono
bionde ben più delle solari dissonanze del Pontormo;
eppur nube, per quanto di nero trapassato del pluvio
                    oro
si affanni gorgogliare, apre ai lucidi azzurri annotati
a margine di lattiginose atmosfere.
Messaggi (si dice personali) al grigio vibracchiare
del cellulare ciprigno e alquanto menzognero
appena appena rimosso dagli sfaldi del bianco, ovvia
scaturigine percepita dagli affetti del dramma... Potessi,
                    a mia volta, fondermi
nelle rimozioni della nettezza spazio-temporale
come la tinta di una tempesta d'ormoni, potrei essere,
                    sì,
essere giocoliere di verità nascondarelle e foriere
di scarlatte eclissi viranti all'ocra. Avvampano
lacrime a capriola insistenti sull'ebana voce,
graffio-carezza alla Billie Holiday e il pieno vetro
                    lunare nel sorgere
color focaccia fino all'algo invisibile, cinereo
                    del pensiero
trattenuto nella bocca.

(Le citazioni con asterischi sono tratte dal libretto de Le nozze di Figaro)

 


 
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