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ottobre - 8 novembre 2007
Francesca Ceccarelli
"Impronte"
(per una
semantica dei colori)
Artista toscana che da tempo divide la
sua attività tra Firenze, Palermo e New York,
attenta studiosa dell'espressionismo astratto,
Francesca Ceccarelli coniuga la riflessione teorica
sui colori con una produzione artistica rigorosamente
fondata su tre capisaldi dell'arte novecentesca:
segno, gesto e materia. Il risultato è una pittura
che si manifesta nel colore, svelando forme che sono
impronte mentali, modelli di organismi biologici,
suggestioni ed emozioni che silenziosamente,
delicatamente erompono dalle screpolature della
materia. In questo universo di percezioni visive, di
astratte, soggettive, cangianti forme simboliche, il
colore produce reazioni chimiche nell'occhio dello
spettatore, un vibrare pacato che si trasmette alla
mente suscitando immagini, scoprendo tracce e rimandi
culturali.
Le radici dell'attuale sua produzione
affondano in Rothko, Pollock, De Kooning, nei
protagonisti di quella stagione creativa che ha
prodotto fra gli anni '40 e '50 del secolo scorso la
cosiddetta Scuola di New York. E' in alcuni di questi
artisti, primo fra tutti Pollock, che la figurazione
si realizza come azione che produce forme
apparentemente prive di denotato o referente. Tali
forme tuttavia, suggerendo associazioni e analogie,
divengono poi significanti: segni. E' in alcuni di
questi artisti, segnatamente in Mark Rothko, che la
figurazione si realizza nel manifestarsi del colore,
che si sostituisce alla forma e diviene esso stesso
significante di un contenuto che muta al mutare dello
spettatore. Francesca Ceccarelli parte da queste
basi, da questo linguaggio ormai largamente
condiviso, e vi edifica sopra delle variazioni
poetiche, ghirlande di madrigali astratti, corone di
sonetti informali, come un poeta che abbia sostituito
le parole con la spessa, oleosa materia dell'arte
pittorica. Un'arte che comunica non attraverso le
arbitrarie convenzioni del linguaggio, ma attraverso
le suggestioni del colore e della materia che si
fanno linguaggio soggettivo.
"Impronte"
propone dodici opere su tela che possiamo
considerare, per molti aspetti, esemplari della
poetica dell'artista. In esse la superficie pittorica
è spesso percorsa da sottili fratture a rivelare un
sostrato vanamente nascosto e represso. Altre volte
è una materia cromatica densa che guizza in
pennellate, grumi e sgocciolii imprimendosi su uno
sfondo contrastante e rugoso, talvolta con piccole
inaspettate imperfezioni. Crepe, lapsus, sintomi che
ci fanno pensare al linguaggio dell'inconscio, forme
che rimandano a uno stato biologico prenatale,
filamenti dove sono impressi i caratteri
dell'organismo che torneranno fuori poi, dalle crepe
dell'anima, in silenzio e inaspettatamente.
Francesca
Ceccarelli (Fiesole, FI, 1980) alterna l'attività
pittorica, testimoniata da mostre personali e
collettive, alla riflessione estetica, testimoniata
da articoli e saggi. Dal 2002 ha tenuto mostre in
Italia (Firenze, Perugia, Bologna) e negli Stati
Uniti (New York). Fino all'8 ottobre è in corso la
mostra "Overlight" presso
la galleria Paradigma di Firenze (via dei Fossi 41r).
[Paolo Pettinari]
Sul
colore
Il
colore, oltre a possedere delle caratteristiche
fisiche, esercita un'azione sensibile e morale
sull'animo, indipendentemente dalla costituzione o
dalla forma della superficie su cui è disteso. Ai
processi ottici, elettromagnetici e chimici che si
producono nell'occhio e nel cervello umano alla vista
dei colori, corrispondono in genere paralleli
processi psicologici. Le emozioni suscitate dagli
effetti cromatici possono toccare il nucleo più
profondo dell'uomo, interessando i centri essenziali
della psiche e della spiritualità. Per poter
percepire in tutta la loro pienezza le diverse
manifestazioni che agiscono sulla sfera emozionale,
è necessario però che l'occhio sia avvolto e
saturato completamente dalla vista di un unico
colore. Questo favorisce l'accadere di una sorta di
identificazione con l'osservatore, di accordo
all'unisono, che mette in vibrazione l'animo.
Nel suo
mutare tra opacità e trasparenza, tra densità e
leggerezza, tra luminosità e oscurità, il colore
cattura e avvolge, respinge e separa. Questa lenta e
quasi impercettibile oscillazione di armonie e
contrasti crea quella superficie animata che respira
ed esiste. [Francesca Ceccarelli, Emozioni
cromatiche: Mark Rothko, in "Art e
Dossier", n.218, Giunti, Firenze, 2006,
pp.20-21.]
Sull'arte
di Mark Rothko
Le zone
cromatiche sembrano [...] bruciare il fondo su cui si
depositano, da cui emana una luce intensissima,
proprio come un intenso alone di sole con i bordi
incandescenti. Per creare questo effetto Rothko
stende sulla tela strati sottili di colla e di
pigmenti puri amalgamati con resine, terre,
trementina e soluzioni acquose, tanto diluiti che le
particelle dei pigmenti quasi non aderiscono alla
superficie. Questa miscela conferisce al colore
maggiore luminosità, ma, allo stesso tempo, gli
agenti aggressivi utilizzati servono per separare i
diversi strati cromatici uno dall'altro. In questo
spazio che si forma, come una spaccatura interna,
entra e si deposita la luce, come una sorta di aura
brillante che emana dal quadro e sprigiona energia
verso l'esterno. [Francesca Ceccarelli, Emozioni
cromatiche: Mark Rothko, in "Art e
Dossier", n.218, Giunti, Firenze, 2006, p.16.]