Arretrati L'area di Broca
 
Altri fascicoli

Leggi
le altre risposte

 

Materiali di riflessione e confronto
- Chi è il poeta?
-
Salvo imprevisti (i numeri sulla "poesia")

Mediateca Italiana
 
Mediateca Italiana

 

 
L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Matteo Rimi: "A cosa serve il sogno..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

A cosa serve il sogno? Da sempre l’uomo, minacciato dal contatto con questa dimensione inconsistente di cui non ha il controllo, ha cercato di dare un senso al suo sognare: dal vaticinio, al delirio, alla psicanalisi, alla neurologia. Sempre, però, esso sfugge al nostro raziocinio e ci getta tra soggioganti sensazioni che sono in tutto e per tutto reali come ogni cosa che vivi quando la stai vivendo.
   Per l’arte e la poesia è la stessa cosa.
   L’uomo (fortunatamente) non è solo raziocinio ed alcune parti di sé, come il sogno, sfuggono al suo controllo e spaziano tra ciò che non è stato (ancora) inventato. O scoperto. Si può dire che abbia un bisogno fisico, impellente, di sfuggire alle stesse regole che si è dato, per non impazzire o ingrigire del tutto.
   La poesia serve a questo: a rimanipolare la realtà attraverso ciò che la definisce maggiormente, la parola, a rinnovarla, a renderla nuovamente vivibile. Per chi la frequenta ma anche per chi la fugge o ignora. Oggi più che mai, se è vero che tutto può essere omologato, anche la stravaganza ed il dissenso, la poesia, quella vera, quella che, come un mantra, una formula magica, riesce a scardinare il pensiero comune anche solo per pochi secondi, si alza come flebile canto contro l’appiattimento del pensiero.

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

Non si intuisce la Storia mentre la si sta vivendo.
   La poesia prende ogni giorno, grazie a coraggiosi (ed a volte sfrontati) sperimentatori, strade diverse, magari già tracciate e poi dimenticate, magari nuove solo impercettibilmente, che non sappiamo essere percorsi che si apriranno su ampie vallate o in realtà vicoli ciechi.
   Questo non rende vano il domandarsi sul destino della poesia ma alleggerisce ognuno di noi della grave incombenza di traghettarla chissà dove: la poesia prima di tutto è intuizione, ispirazione, guizzo. In poche parole: vita! E non concepisci un figlio sapendo che lavoro farà...
   Tutto ciò per affermare che i cambiamenti sono stati tanti e che ognuno, con propri interesse e capacità, potrebbe dare risposte completamente diverse a tale domanda. Ed ogni risposta sarebbe legittima, se chi la formulasse ne avesse fatto spinta propulsoria.
   C’è da augurare a tutti, piuttosto, di scrivere con entusiasmo e serietà, sapendo che la poesia è il diamante cavato fuori con fatica dalla pietra grezza della lingua ma senza perdere la spontaneità ed il coraggio di provarci. Ma soprattutto servirà umiltà, quella che spinge a posare la penna ed aprire un buon libro quando non si è convinti che quel verso potrebbe fare la differenza.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Sommersi dalle parole, tra semantiche che si confondono fino a non sapere più quando si esce dal tecnico e si entra nel folkloristico, è in effetti difficile identificare ciò che distingue quello della poesia da qualsiasi altro linguaggio che, anche quando ne sfrutta stili e temi per scopi altri (commerciali, propagandistici, romantici, ecc.), non è comunque il frutto del lavoro accurato e scrupoloso di un artigiano della parola. Il tutto reso ancora più complicato dalla facilità con cui si condividono testi credendoli poetici senza esser stati vagliati neppure dal proprio senso critico!
   Per questo l’unica lanterna che aiuta a distinguere il linguaggio della poesia dal restante cicaleccio è quella accesa da dentro, dal punto esatto dove il testo va ad agire, senza sapere neanche di quale parte di te si tratti!
   Quello che ti sorprende, quello che non ti abbandona, quello che non si lascia comprendere ad una prima lettura, quello che richiede le stesse capacità che servono per ricomporre una figura da una serie sparpagliata di pezzi di un puzzle: quello è ancora l’unico linguaggio della poesia!

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

Studi di glottologia hanno portato ad identificare basi comuni del linguaggio per ogni epoca ed ogni individuo, come se il cervello umano formulasse in autonomia le regole grammaticali e le coniugasse poi a seconda dell’ambiente in cui la persona nasce e cresce (ne è esempio lampante, in italiano, il bambino che coniuga come fosse regolare il participio passato di un verbo irregolare). Questo porta a far riflettere sull’origine del linguaggio ed, in particolare, su quello della poesia: nasce come parola? O come idea che poi si configura attraverso i mezzi che l’uomo si è dato per comunicare? E, proseguendo su questo sentiero, nasce orale come ci tramanda la Storia o si determina infine sulla carta, nero su bianco, suono, ritmo, ma anche di-segno grafico?
   Se è vero che la poesia è un’esigenza umana, credo che la sua realizzazione passi dai mezzi che ogni epoca si dà per interagire ma che l’origine sia sempre la stessa, laggiù, in quella piega incontrollata del cervello. L’origine ed anche la destinazione: è un dialogo tra sinapsi uguali in individui diversi.
   Tutto il resto sarà arte ma forse non poesia. C’è poesia in ogni creazione, ma ogni creazione non è poesia.

5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

L’uso che un poeta fa della propria arte potrebbe avvicinare molto la sua attività a quella di uno spacciatore o di un pornografo. Questo renderebbe più socialmente accettato il suo status ma snaturerebbe forse il ruolo stesso di questa figura: perseguire notorietà e consenso è davvero lo scopo di chi scrive poesia? Oggi lo spacciatore ed il pornografo, ieri l’esploratore, il cantante od il soldato: il poeta è sempre rimasto in secondo piano rispetto a figure in grado di catalizzare maggiormente l’attenzione e se, in questo tempo, personalità letterarie del passato sembrano godere di una fama indiscutibile, forse non era altrettanto quando erano in vita!
   Paragonandosi a tanti uomini e donne di successo, il rischio è perdere di vista il vero impulso della poesia, quello di continuare a farla crescere di pari passo con l’evoluzione dell’uomo, coltivarne la creatività e l’empatia, far fare al linguaggio passi in avanti, essere monito per le sue derive. Per far questo serve qualcosa che somiglia ad una monacale dedizione ma non ci sarà sensazione più appagante di sapere, in un qualche momento della propria carriera, di aver contribuito a tutto questo!

[Matteo Rimi]