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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Davide Puccini: "La poesia è stata..."

La poesia è stata definita autorevolmente in passato come quella cosa inutile più utile delle cose utili, e credo che la definizione sia valida ancor oggi, nonostante i radicali cambiamenti degli ultimi cinquant'anni, e in particolare dell'ultimo decennio, sia nello status del poeta che nel mezzo di trasmissione del messaggio poetico e nel pubblico della poesia. Il poeta ormai da molto tempo non ha più una funzione sociale e che le pubbliche letture di versi siano talvolta premiate da un uditorio numeroso è più un fenomeno di costume che di cultura. Piaccia o meno, non tutta la poesia è adatta a essere comunicata oralmente e la scrittura rimane l'unica forma che consenta di apprezzarla compiutamente, per mezzo di una lettura approfondita e se necessario ripetuta. La diffusione virtuale è riuscita ad aggirare l'ostacolo della pubblicazione ma ha anche comportato, tranne rare eccezioni che non fanno testo, un abbassamento del livello qualitativo verso la mediocrità se non peggio. Sono in troppi a credere che la poesia si distingua dalla prosa solo perché va spesso a capo, e ci si dimentica che dovrebbe essere invece l'espressione linguistica più complessa, l'unica in cui il legame tra significante e significato non è arbitrario come nel linguaggio comune. Ci sono poi intere schiere di pseudopoeti che pretendono di scrivere senza sottoporsi alla fatica di leggere, con la conseguenza che gli editori non pubblicano poesia perché non riescono a venderla. Sia chiaro: la non venalità della poesia potrebbe avere anche il risvolto positivo di salvaguardarla dalla mercificazione che interessa la ben più appetibile narrativa, ma non influisce minimamente sulla sua qualità. Il sentimento sembra che sia stato messo in bando dalla maggior parte dei poeti di oggi, probabilmente per la paura di cadere nel sentimentalismo, che è cosa ben diversa. A dare il colpo di grazia è stata poi la tendenza verso una poesia difficile, che non lascia penetrare il senso al lettore comune e magari nemmeno allo specialista. Ora, la poesia in quanto scrittura complessa non è mai facile, ma proprio per questo deve cercare di lasciare aperta la porta al lettore, non sbattergliela in faccia. È facile scrivere poesia difficile, mentre è difficile scrivere poesia "facile" che non sia banale e riesca a conciliare la ricchezza di senso con la bellezza della forma. Eppure, dopo questo quadro sconfortante, non esito a sostenere che oggi in Italia ci sono molti poeti di valore (non faccio nomi: ciascuno ha il diritto di proporre i suoi), certo molti più poeti che narratori e non necessariamente quelli più noti. Torno al punto di partenza. La poesia è inutile, ma niente come la poesia ci mette in comunicazione con noi stessi, con quella parte più profonda e segreta del nostro animo che abbiamo dimenticato o ignorato per troppo tempo, con qualcosa che credevamo di aver perduto irrimediabilmente e ritroviamo come per miracolo. Non basta: attraverso il sentiero misterioso della sua universalità ci mette in comunicazione anche con gli altri, che possono riconoscersi perfino in ciò che a prima vista appare più soggettivo e lontano, nel tempo e nello spazio. E questa è la ragione per cui la poesia, più di una volta data per morta, risorge sempre dalle sue ceneri come l'araba fenice.

[Davide Puccini]