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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Marisa Papa Ruggiero: "Credo sia superfluo..."

Credo sia superfluo precisare di quale poesia intendiamo occuparci: di una poesia capace di legittimarsi di forza propria, i cui comandi interni siano perentori e lo sono in ragione della propria verità e necessità d'essere. Una poesia che non smette di interrogarsi sul linguaggio, di creare campi energetici autonomi, nuovi codici espressivi, linguistici, immaginativi e, soprattutto, che sia esercizio di verità, che cerchi l'anima all'interno delle parole. Una poesia non della disfatta o del ripiego, una poesia della resistenza, invece, che si faccia interprete problematica dello scenario sociale del nostro tempo, non per descriverne le dinamiche, ma per rielaborarle secondo procedimenti simbolici. Una lingua che sappia guardare negli occhi la profonda realtà dell'essere, una lingua consapevole, non usurata, una lingua che evolve, che nasce da attriti, da forti emozioni, che insemina se stessa mentre sta per morire, che tenta l'apnea finché ritrova più forte in superficie il suo respiro. A una lingua così non occorre che un sorso d'aria per restituire metri cubi di ossigeno! Ciò implica la presenza di un soggetto attivo, un soggetto che si metta in gioco, che ribalti i paradigmi dell'ovvio, del conformismo di routine, che sia esente dalla vacuità del poetese mediatico oggi imperante, che inserisca una nuova chiave nella fisionomia della realtà sensibile. Vediamo invece con immenso rammarico, che ciò che a conti fatti viene messo in sofferenza è proprio il linguaggio poetico, non solo dal sistema mercantile - che in fondo tale è il suo mestiere - ma dai circuiti stessi del mondo della cultura, da chi per istituzione dovrebbe tutelarne la salvaguardia per noi stessi e per altri che verranno. Ciò che serve, a mio avviso, è cercare di mantenere salda e, talvolta di recuperare quella che sentiamo ci riguardi per tradizione, e cioè: una coscienza etica dell'arte nelle sue diverse accezioni pluridirezionali; ciò che serve credo sia la volontà di porci come differenza sostanziale, problematica e intensamente antagonistica rispetto alla uniformità globalizzata. Di contro trovo, dispiace dire, oltremodo avvilente il diffuso atteggiamento pessimistico di alcuni o dei tanti che si sentono in dovere di proclamare sentenze funebri sulla poesia, in omaggio a certe tendenze oggi in voga e, in tale direzione essi - quali rami prosciugati e spenti - ci marciano. Sostenuti, egregiamente, dalla moda del momento, serva, come sappiamo, di un consumismo comunicativo rapido e sommario. E sono gli stessi che si ostinano a non voler capire che la poesia non ha intenzione alcuna di morire: è il suo potenziale energetico presente nel fondo del suo DNA che lo impedisce!

[Marisa Papa Ruggiero]