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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Annalisa Coppolaro: "Chi è il poeta?"

Credo che la più bella metafora del poeta ce l'abbia regalata Baudelaire. Il poeta è come un albatro, che quando vola nel blu, libero con le sue parole, raggiunge la perfezione, poi, quando è costretto a tornare a terra, è goffo e i marinai si prendono gioco di lui perché le sue ali gli impediscono di camminare.
   Eppure... Eppure anche secondo il poeta simbolista c'è speranza: la poesia esiste ancora, se sappiamo trovarla intorno a noi.
   Non so se qualcun altro sia mai riuscito a regalarci un'immagine migliore di quella dell'albatro per rappresentare chi cerca di portare un po' di poesia nel mondo, scontrandosi con il freddo realismo di giornate dove domina il dovere, il lavoro, la più prosaica vita quotidiana dove ci perdiamo sui social network pur cercando - anche lì - di diffondere uno sguardo che possa elevarsi al di sopra della quotidianità.
   Ma io, da grande ottimista, io credo nella poesia del quotidiano, e credo che la capacità di trovare e raccontare la bellezza in un treno affollato o in un frammento del nostro tempo trascorso a lavorare e a combattere contro i problemi quotidiani sia oggi forse la nuova funzione del poeta.
   Adeguarsi e cercare di vivere nella realtà di oggi - trovando ragioni per creare poesia - è la grande sfida del poeta, insomma, anche nell'epoca di Whatsapp e Instagram.
   Alcuni esempi?
   Anni fa, quando vivevo a Londra, qualcuno ha pensato a "Poetry on the Tube", poesie scritte nei muri delle stazioni del metrò e nelle pareti dei treni che si insinuano a centinaia ogni giorno nelle viscere della metropoli. E la gente si fermava a leggere, e qualcuno anche a scrivere lasciando le sue parole per tanti lettori potenziali in viaggio nei tunnel di Londra. Un grande successo poi raccolto in un libro che ha venduto migliaia di copie.
   Nel 2013 è nata una Notte della Poesia a Siena. "Ma chi ci andrà mai?" si chiesero gli organizzatori. Una sera alla nostra Università per Stranieri dove, in tante lingue del mondo, i giovani poeti, gli studenti, i lettori, possano alzarsi in piedi e leggere un brano di poesia o il testo di una canzone. Scritta da loro, trovata su un libro, su internet. La prima Notte ebbe un buon numero di partecipanti, e oggi è divenuto un appuntamento regolare che cresce ogni anno, grazie all'entusiasmo del suo fondatore Maurizio Spagnesi, poeta a sua volta, proprio a Siena. Del resto, siamo nella città di Mario Luzi.
   Cosa vuol dire questo? Forse che quello che conoscevamo della poesia sta cambiando. L'amore, i sentimenti, le inquietudini, i grandi temi della nostra vita ci sono sempre, certo, nella poesia di oggi. Accanto a questi temi universali, altri nuovi, altre scoperte, altre ricerche, la poesia del traffico di una metropoli affollata, di un pellicano che nel cuore di Londra si poggia nell'isola di St James's Park, o di un barbone che rifiuta il sistema e dorme su una panchina osservando la vita come in un film, o del migrante che per la prima volta giunge in un nuovo paese e sa trovare la bellezza anche dove noi ormai non la vediamo più.
   Questo, tutto questo, è oggi, secondo me, poesia. E non è un caso che rinascano i concorsi di scrittura, la poesia estemporanea, il sonetto, la bellezza di leggere e raccontare poesia nei luoghi più inaspettati. E la poesia diviene anche musica come nel rap, oggi forse la più amata forma di scrittura in rima che i ragazzi seguano con interesse.
   Ma, se vogliamo uscire da noi stessi e provare a scrivere e pubblicare, oggi chi si interessa di pubblicare poesia? Se da un lato si fa a volte fatica a trovare un editore disposto ad investire su una raccolta poetica, nascono anche nuove collane in editori forse meno grandi, ma attenti ai nuovi fenomeni artistici. E poi la magia del self-publishing rende vero anche il sogno del poeta che si fa strada in qualche modo negli scaffali delle librerie con raccolte improbabili che anni fa non sarebbero state mai acquistate.
   Il ruolo del poeta oggi? Beppe Salvia - ritenuto uno dei maggiori poeti del Novecento - e Remo Pagnanelli sono entrambi morti suicidi negli anni Ottanta, due voci che si sono spente volontariamente, forse vittime di una indifferenza da parte della nostra società di quel periodo. Lo stesso scelse di fare Sylvia Plath, una delle più grandi voci poetiche in inglese. Ma oggi il Nobel va a Bob Dylan e lui si rifiuta di andare a ritirarlo, dando adito a mille speculazioni, sia sulla scelta di un poeta-cantante per il Nobel della Letteratura, sia sul comportamento dello stesso Dylan, da qualcuno osannato, da qualcuno criticato. Ecco, forse questa figura controversa di cantautore è in parte il simbolo della poesia di oggi. Un nome altisonante che vince il premio più ambito, che scrive poesie in musica ma che in definitiva ha cose migliori da fare che andare a ritirare 840 mila euro in cambio di un discorso alla premiazione in Svezia. "La risposta è caduta nel vento" come ha tradotto Mogol "Blowin' in the Wind" (Mogol per molti è un poeta dei nostri giorni, e altri saranno contrari a questa definizione).
   Il posto del poeta nella vita di oggi insomma esiste, senza dover per forza sottostare a compromessi. Il poeta è un bambino, o un cantautore, o uno studente di terza media o un viaggiatore nel metrò. O un utente di Facebook che un mattino si alza e segue un sogno o un'ispirazione e scrive uno stato che batte ogni possibile verso di Montale o Rebora.
   La poesia insomma "c'è". Sta a noi saperla trovare.

[Annalisa Coppolaro]