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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Roberto Balò: "Oltre alle funzioni comuni..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?
5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

Oltre alle funzioni comuni a più o meno tutte le forme artistiche (estetica, ricerca personale, comprensione del mondo...), uno degli aspetti che reputo fondamentali della poesia è la sua funzione sociale ovvero la capacità di leggere e interpretare la società e le persone che la vivono e quindi contribuire al miglioramente delle stesse. Purtroppo in questo momento storico, perlomeno in Italia, la poesia ha del tutto perso questa funzione. Pare che ci si sia dimenticati dell'esistenza e dell'importanza dei poeti. Da quanto tempo non sentiamo un poeta esprimere un proprio pensiero su ciò che succede nelle nostre esistenze? Alla radio, su una in particolare, qualche volta capita di sentire parlare di poeti, purtroppo inevitabilmente morti. La grande editoria li evita infastidita, la piccola, con alcune encomiabili eccezioni, si approfitta di loro per ricavarne pochi utili. L'autoproduzione, con i suoi pochi pro e tanti contro, resta una delle poche strade percorribili e la maggior parte dei poeti vivi è esiliata nel limbo di internet.
   Provate a dire a chiunque che scrivete poesie: riceverete come minimo un sorrisetto di scherno. Se ti dicono "poeta" ti stanno prendendo in giro: il poeta è percepito come un sognatore, un tipo che svolge un hobby inutile, un personaggio strano. Questa accezione negativa che si è appiccicata alla parola poeta ha portato ad una delegittimazione del suo status: è stato reso innocuo, le sue opinioni sono inutili se non ridicole quando al contrario dovrebbe essere considerato l'artista dallo sguardo più lucido, impietoso e lungimirante. Come è avvenuto tutto questo? Cosa è successo dopo Pasolini? Le responsabilità andrebbero equamente suddivise tra scuola, media, editoria, politica, economia e i poeti stessi. Ho un'alta considerazione della poesia e dell'arte in generale e penso che chi fa arte non debba mai abbassare il suo linguaggio per raggiungere il lettore o il pubblico. E' l'educazione che deve tornare a crescere, la conoscenza che deve ampliarsi.

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

Il problema principale non è come sia cambiata la poesia, poiché per sua natura deve cambiare, ma è come sia cambiata tra i lettori la percezione della poesia. Esistono circoli di poesia che sembrano gruppi di carbonari, partigiani nascosti nei boschi: anche chi legge poesia è considerato naif. Ma anche in questo caso dobbiamo porre attenzione a come viene intesa la poesia: c'è un'idea romantica diffusa che deve essere contrastata. Non c'è niente di romantico nella poesia.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Ho un'idea molto anarchica della poesia, un'idea di libertà assoluta, per cui non credo debbano porsi dei limiti a come si fa e a cosa sia poesia. I reazionari dell'arte sul lungo periodo risultano perdenti: quindi lungi da me indicare dei canoni. Resta pur vero che non possiamo considerare qualsiasi cosa poesia: le storielle divertenti scritte tutte "a capo" che pubblicano taluni presunti poeti sono solo dei divertissement comparabili a quelli del poeta Robertetti interpretato dall'apprezzabile Corrado Guzzanti. Sono cabaret non poesia. La ricerca della parola difficile, del complesso poetare e dell'imperscrutabile di talaltri non è poesia. Giocare con le parole non è poesia. Avere pensieri profondi non è poesia. Interpretare la realtà non è poesia. La poesia è chimica e alchimia, è un amalgama di parole e pensieri, gesti e intuizioni: non segue regole, è vero, ma non per questo tutto ciò che non ha regola è poesia.

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

Oralità e virtualità possono essere parte di questo amalgama, ma l'oralità o la virtualità non bastano a se stesse, come non basta un solo elemento tra quelli appena citati a fare poesia.
   Si pensa che un poeta aspetti l'ispirazione e scriva tutto d'un fiato, mentre la realtà è che la poesia è un lavoro lungo di scavo, di ricerca, di studio. Non ci si improvvisa poeti, lo si diventa tramite l'amore per la parola e lo studio continuo di sé nell'altro e nel mondo.
   Fare poesia è scendere fino in fondo alla miniera e scavare ancora; è arrivare ai confini del cosmo e sbirciare più in là; è guardarsi dentro e vedere tutto ciò che è fuori.

[Roberto Balò]