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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Nadia Agustoni: "Si potrebbe dire..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

Si potrebbe dire che non serve a niente perché oggi la poesia, così come il poeta, è un fantasma sociale. C’è, ma introvabile; cacciata ai margini vive di esistenze marginali, in menti e corpi di frontiera, che sono sempre più poeti non poeti, autori non autori. Fuori dal mercato, la poesia vive nei/dei frammenti delle vite che la vivono e la scrivono. Tra derisione e oblio scava i suoi buchi e i suoi tunnel, come un animale cerca terra e aria e come un singolare-plurale racconta la freschezza difficile della vita. Essere contro non può bastare alla poesia, non può bastare al poeta non poeta, nella misura in cui conquista la sua lingua, in cui cerca e butta via e cerca di nuovo, rimane l’incertezza di quel nuovo. In fondo è chiedere al linguaggio una libertà che sfidi la politica e il sonno della folla che proprio quando gioca con internet può raggiungere il livello dell’imbecillità assoluta. La poesia può essere molte cose insieme. Questa è solo una indicazione.

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

Il livello medio oggi prevale, magari a scapito di scritture di ricerca; non so dire altro su questo. Resta in campo la ricerca di un linguaggio, almeno per me, indefinito. Intendo dire che, sia ci collochino nell’avanguardia o nella poesia lirica, si deve portare il linguaggio poetico oltre l’una e l’altra.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Mi pare di avere risposto sopra.

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

A livelli diversi sono tutti presenti. L’oralità, sia come racconto, storia e canto e a volte nell’introduzione nei versi del parlato; la scrittura come ricerca continua per rendere ogni verso spoglio, scavato, fino a sfidare il lettore perché sia partecipe del testo che legge; la virtualità come confronto con una realtà che solo parzialmente mi appartiene.

5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

Lo status del poeta non c’è. E’ un fantasma; un corpo che affida alla voce (nello scritto e nell’oralità) qualcosa che vuole comunicare. Il poeta non poeta non è più nemmeno un resistente. La parola è troppo usurata perché possa riguardarlo. Il poeta, a cui non importa più nemmeno di essere definito tale, è un corpo senza rivoluzione perché è incapace di tradimento.
   E sul perché un pornografo e uno spacciatore sono accettati invece… è perché producono reddito, fanno soldi, aiutano a costruire sul sangue altrui questo inferno.

[Nadia Agustoni]