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L'Area di Broca
Indice n.70
 

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"L'area di Broca", XXVI, 70, 1999

COLORI

 

Gabriella Maleti

da Queneau di Queneau
 

Il presente lavoro (sia pure con notevolissime variazioni rispetto all'originale) è ispirato al testo Esercizi di stile di Raymond Queneau (Einaudi).
   Partendo da un fatto tragico, doloroso e insieme grottesco, il testo assume le poliedriche, debordanti, talora comicissime prospettive che le più svariate interpretazioni del fatto stesso gli offrono di volta in volta. Così, dal timbro tragico, crudele, retorico, fatalistico, psicanalitico, si passa senza soluzione di continuità a quello cartomantico, legalitario, reazionario, leghista, televisivo, nostalgico, alla Woody Allen, e via e via, in un caleidoscopio ininterrotto di "doloroso" divertimento, di escatologica satira, di stili e modi e tic proprî della scrittrice, la quale - col titolo Queneau di Queneau - ha inteso rendere omaggio all'autore di un'opera davvero inimitabile.
 

La vicenda

Una sera d'inverno, fredda e buia, in una casa milanese, al numero 13 di Piazza Cantore, una madre col marito scappato viene svegliata dal figlioletto che le manifesta certi suoi bisogni corporali, impellenti e trasfiguranti. Il gabinetto, uno per tutti gli inquilini del piano, il terzo, è fuori, alla fine della ringhiera milanese, lercio e pieno di baffi. Vi stazionano anche numerose specie di insetti, e puzza come una canola1. Allora la madre porta il bambino pieno di brividi sul vaso da notte smaltato e lì, accanto all'acquaio, gli consiglia di spingere, dicendo anche due volte: "Forza!". Nel brutto cesso della ringhiera, stavolta, dato anche il freddo, non lo vuole portare. Alla fine schiaccia nell'acquaio gli escrementi con un vecchio cucchiaio del suo matrimonio, spingendoli giù, sotto il violento scroscio dell'acqua della cannella, unica fonte, nelle due stanze, di sollievo. L'acqua corre a lungo, anche troppo, poi la madre sgura2 l'acquaio con polvere per superfici dure, versandovi anche una intera bottiglia di candeggina. Ma l'acquaio si ottura. Allora la madre si dispera e piange. Il giorno dopo chiama l'idraulico che le chiede cosa diavolo sia stato buttato nell'acquaio. Infine l'uomo scopre la massa giallastra e pur senza annusare la riconosce e per un momento rimane come impallinato. La madre si rinserra umiliata, dicendo ogni tanto mio Dio.
   Si vide poi l'idraulico, poco dopo, scendere di corsa le scale per fermarsi a parlare concitatamente con la portinaia. Subito dopo si intrattenne a parlare con la portinaia anche un secondo uomo.

1. canola: ricettacolo di rifiuti e di immondizie (Attilio Neri, Vocabolario del dialetto modenese, Forni editore, 1981)
2. sgura: (sgurare): pulire a fondo (ibidem.)
 

Cartomantico

Alza il mazzo, vedo fortuna, prima però vedo qualcosa, sì, qual-co-sa di importante, di solido ma che fa muro, fa muro duro, però niente di grave, tè sola? con bambino? per tè l'amore ci sarà, ma no ora, ma un giorno, tè aspetta senz'ansia, tè sei con ansietà di tua condizione sola, ma bambino tuo sano e salute di corpo buona, bambino darà a te grossa cosa di suo, come felìcia che si è liberato da peso, e tu racoglierai questo peso perché sei madre, questo peso che bambino te molla una sera, sì, vedo sera, quando meno te aspetti, e quando meno si aspetta a noi ci arriva cosa pesante, colorata di marrone, io vedo chiaro colore, io sensitiva, e vedo colore di cosa che porta fortuna, e dopo questa cosa, alza il mazzo, ecco vedo te al lavoro e te dài da fare, e te sbrighi, il lavoro va bene, solo l'amore, te ripeto, è in giorno più lontano, ma te vedo che lavori a questo lavoro e fatichi come se fai fatica dentro a una galleria, a un buco, e te vedo pianto e lacrime, qui, dopo lavoro, questo è periodo di sfortuna, periodo de blocco che poi però va via, perchè, come bianco è colore di luce, marrone è colore di fatica, di sforzo, ma alla fine - madona de dio - de grande liberazione. Alza tre carte, tè aspetta questa liberazione, che verrà dopo che uomo con vestito blu, sì viene uomo blu alla tua casa, e te libera da peso, ma non è amore per tè questo uomo, ricordete, amore per tè verrà più lontano, uomo blu te solieva da brutto peso che da qualche parte de casa tua te ingoza, te ferma e te umilia, perchè peso umilia donna, ma questo peso passa, te dico che passa, perchè uomo blu te sgorga tutto l'impianto.
 

Negro americano, in film americano anni '60 doppiato in italiano

Du ghiedere a me di dona che bordado suo figlio su vaso da node biango e fare guesto figlio bang bang con gulo palido? Non sapere, signore, io alzado presdo quesda matina e portado colazione marrone a padrone biango, faddo mio lavoro, gon me bordinaia non barla, io essere negro e nero, e frustade sul gobbo, sul gollo, su desda, su oreghie, su gambe e piede, e su duddo (ma guesto io non bodere dire in film, io ziddo in film berghè negro gattivo e biango buono).
   Ma berghè tu ghiedere a me, negro, di dona bianga e suo figlio che sbara, e poi dona che mangia guesta sparada, questa gagga colorada giala? Du dire a me anghe ghe dona ha poi mangiado figlio, e tu volere sabere da me come io fare a mangiare bambini bianghi, ma (e anghe quesdo io non bodere dire in film, io solo pensare), non essere basda quelo ghe noi neri abbiamo badido? Du lasciare a me al mio lavoro e non ghiedere biù di bum bum di gulo di bimbo biango.
 

Pittorico

Dio, quel marrone Terra di Siena interrotto da innumerevoli punti bianchi mandorlati, striato da venature cioccolato fondente, mentre fuori il nero occulta il grigio sporco della nebbia, tanto da rendere più pregno il carminio e il bruciato e il beige e il rosso sangue dei muri del cesso della ringhiera ruggine! E il culetto vermiglio e le mani rosa e i capelli nocciola e il pigiama indaco, e il grigio argento del cucchiaio e l'aragosta del viso della madre! E ancora, quell'impasto marron glacé tra i bagliori ferro del cucchiaio, e il verde acqua della camicia da notte, e il magenta-panico della madre! Il bianco sporco del lavello e le pentole blu, rosse, antracite, e l'arancio delle tende, Dio quel carta da zucchero dell'operaio e quello smeraldo negli occhi del bambino! E poi quel vermiglio fiorito addosso alla madre, seguito da un rosso fuoco e l'oliva e il cenere dell'operaio! E infine il ciano della chiacchiera, il grembiule liso e pece della portinaia!

 


 
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