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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Elio Pecora: "Ammesso che debba..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

Ammesso che debba avere una funzione sono dell’avviso di Brodskij che, in una delle sue interviste, di recente pubblicate da Adelphi, la riconosce come "educazione dei sentimenti ed ai sentimenti". Ha fatto mai altro la poesia? Ha forse salvato il mondo dalle brutture? Ha forse condotto alla felicità? Piuttosto affina il sentire, fa vedere e comprendere più estesamente e in profondo, libera e arricchisce insieme.

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

La poesia è stata al centro della mia attenzione dalla prima adolescenza, ma ho cominciato a occuparmene, e molto attivamente, da un cinquantennio. Non ho visto cambiamenti, perché la poesia non cambia (rileggere il Borges de I quattro cicli), piùttosto ogni volta che appare si rinnova e conferma. Ho visto consumarsi mode e modi, e mi è accaduto di riconoscere la poesia, come un dono e un percorso, nei pochi autori che hanno potuto e saputo raggiungerla e tenerla.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Ritengo che possa identificarla solo chi l’ha intensamente frequentata e negli esiti migliori. Così da poter esercitare confronti, da poterne trarre piaceri già affinati attraverso letture e avvistamenti. Questione di gusti e di strumenti. E gusto e strumenti non vengono da corsi preparatori e da scuole varie, ma dalla "frequentazione" di opere del passato e della contemporaneità che si consegnano alla durata per qualità e per sostanza. (Rileggere Eliot de IL bosco sacro.)

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

Ho appena riletto un testo di Eric Auerbach sull’oralità della poesia latina, poesia di grandissima qualità e di felicissimo ascolto. Ho sempre creduto che, come per la musica, la poesia è scritta per essere detta e letta, fuori dei vocalizzi e delle compiacenze, così da restituirne la necessità e la vivezza. Ma oralità non è improvvisazione, quella che va vantandosi di raggiungere folle di poca o nessuna dimestichezza con quel che ancora chiamiamo poesia: folle a cui, d’altronde, bastano i testi - spinti e rafforzati da spettacolari messe in scena – dei numerosi e presentissimi cantautori.

5. Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

La risposta è facile. Perché un poeta è visto come una creatura che vive su una nuvoletta, produce un bene non commerciabile, si esprime in una lingua che, anche quando è chiara ed esatta, inquieta: chiama a una vicinanza interiore, apre a domande estreme. E questo non si confà a una moltitudine educata a fuggire da se stessa, a stordirsi in facili ammiccamenti. Ma proprio una tale moltiitudine, a chi sappia vedere, dietro e dentro tanto rumore cova una scontentezza amara e, chi sa per quanto ancora, irrimediabile. Vogliamo di nuovo parlare d’anima, dell’anima del mondo?

[Elio Pecora]