Arretrati L'area di Broca
 
Altri fascicoli

Leggi
le altre risposte

 

Materiali di riflessione e confronto
- Chi è il poeta?
-
Salvo imprevisti (i numeri sulla "poesia")

Mediateca Italiana
 
Mediateca Italiana

 

 
L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Roberto Maggiani: "La poesia, ma..."

1. Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

La poesia, ma più in generale la letteratura, in quanto riguarda l’uomo e le sue relazioni e aspirazioni più vere, dovrebbe avere una funzione politica, nel senso inteso dalla poetessa portoghese Sophia de Mello: "[…] La poesia cerca infatti il vero stare sulla terra dell’uomo e perciò non può estraniarsi da quella forma dello stare sulla terra che è la politica. Così come cerca la vera relazione dell’uomo con l’albero o con il fiume, il poeta cerca la vera relazione con gli altri uomini. Questo l’obbliga a cercare ciò che è giusto, questo lo implica in quella ricerca di giustizia che è la politica. […]" (Testo letto al I Congresso degli Scrittori Portoghesi, 10 maggio 1975 – traduzione di Carlo Vittorio Cattaneo). Noto, nella società, un imbarbarimento progressivo e il riavvicinarsi di fantasmi di intolleranze, intransigenze e x-fobie che il consolidamento delle democrazie aveva allontanato: a quanto pare il processo di democratizzazione non è riuscito a espellerli completamente dal tessuto sociale. Il fare individuale e collettivo delle persone ne è influenzato, ne abbiamo un riscontro, prima di tutto, in politica, la cartina al tornasole della società.
   Ci sono estremismi, ingenerati soprattutto dalla bassezza culturale e dall’ignoranza, che accarezzano il sistema politico-democratico e lo usano per innestarsi nel pensiero di molti per fare proseliti. Penso che ciò sia possibile anche perché la cultura, letteraria e scientifica, non è stata, e non è, capace di creare una adeguata pressione centrifuga.
La politica è specchio della volontà dei gruppi sociali – e dunque delle persone – e non fa altro che assecondare un imbarbarimento progressivo fomentato dall’ignoranza, per attenuare il quale è necessario un contrappeso culturale enorme che allontani le persone dall’analfabetismo trasversale che le attanaglia e mostri la luce di una speranza adatta ai nostri tempi, fondata su un pensiero che sappia analizzare e criticare l’oscurantismo illuminandolo con razionalità e buonsenso.
   Le persone, di ogni estrazione e ceto sociale, andrebbero coinvolte nella costruzione di un sistema culturale aperto e innovativo in cui le idee, le sensibilità e le intelligenze possano circolare, ogni individuo dovrebbe avere la possibilità di mettere in gioco le proprie aspettative e partecipare della vita culturale, in questa osmosi si creerebbe novità e si sa che la novità fermenta e coinvolge tutti, ognuno potrebbe progredire. Su tale scia, parlando di poesia, dico che tanti poeti e critici pensano la poesia non per tutti; quante volte mi capita di imbattermi in atteggiamenti, o addirittura in discussioni vere e proprie tra scrittori in versi in cui si vuole affermare l’esistenza della categoria dei poeti come uno status chiuso e privilegiato, la cui appartenenza è un dono del cielo riservato a pochi, discussioni che talvolta sfiorano la discriminazione vera e propria.
   Oggi, come ieri, la poesia dovrebbe servire a definire meglio il ruolo dell’uomo nel mondo: nella storia, nella società, nell’universo. Essa dovrebbe avere il compito di mostrare chi siamo, come stiamo vivendo e quali sono le prospettive che ci attendono, e aprire le strade sul futuro verso una nuova modernità, dando respiro alle persone, legandole tra loro in un comune sentimento di cuore e, soprattutto, di intelligenza. Invece i poeti, in generale i letterati, sono occupati a salvaguardare i propri diritti d’autore, a lodarsi tra loro e a farsi favori, a decidere che cosa è poesia e che cosa non lo è, chi è poeta e chi non lo è; mettono in atto strategie per arrivare ad avere più potere letterario-culturale e notorietà. In tal modo chiudono la poesia in cerchi stretti intorno a loro stessi e la allontanano dalla gente, e la gente, non potendo accedere con la propria voce ai luoghi deputati per il confronto culturale, rimane invischiata nella televisione, nel commercio, nel liberismo, in false idee e promesse di sicurezza, nei barbari estremismi: la gente, non vedendo l’orizzonte e non avendo prospettive che allarghino il cuore e l’intelligenza verso la conoscenza, si perde perché oppressa dalla vita, reagisce imbarbarendosi e imbarbarendo i sistemi sociali e politici.
   A ben pensarci la poesia, come la politica, è uno specchio dell’animo umano, per fare poesia è necessario togliersi le maschere. La poesia, che dovrebbe mostrare orizzonti, ha un ostacolo: i poeti. Mi sono fatto questa idea dopo più di venti anni di frequentazione dell’“ambiente”.

2. Come è cambiata la poesia negli ultimi 50 anni?

Un cambiamento reale è possibile solo quando c’è libero "mercato", cosa che manca alla poesia italiana, invece soggiogata da interessi privati e baronali. Troppo raramente le case editrici scommettono sulle nuove voci, questo anche perché si "agganciano" a poeti affermati che propongono linguaggi simili ai propri, vincolati eccessivamente ai propri gusti senza osare innovazione, cosicché, spesso, un linguaggio poetico innovativo rimane disatteso.
   D’altra parte sembra che le nuove generazioni, i poeti più giovani, siano veri e propri arrampicatori, cercano di emergere, di farsi le giuste conoscenze, hanno capito bene come funziona; tuttavia alcuni, pur non essendo così, si vedono costretti a fare i "portaborse" per lungo tempo, ogni tanto, in cambio, il "grande poeta" di turno gli centellina una buona parola o addirittura, nei casi migliori, una recensione o una pubblicazione, escludendo chiunque altro non abbia come prassi il portare la borsa. Ma la cosa interessante è che molti poeti più noti, ai quali accosterei anche molti critici, parlano in modo assoluto, pensando di essere onniscienti riguardo alle esperienze poetiche in Italia, se queste non rientrano nella loro visuale allora non esistono, dietro a loro si muovono gli editori. In tali condizioni, che cosa mai potrà cambiare a breve?
   Ma non tutti sono così, ho avuto la fortuna, sia agli inizi della mia scrittura che nel proseguo, di incontrare poeti, anche molto noti, aperti, persone alla pari, disponibili e non arroccate, che hanno saputo donare la propria esperienza e dare fiducia e amicizia, non si sono messi sul piedistallo, sono stati generosi.

3. Come si identifica oggi il linguaggio della poesia?

Il linguaggio della poesia odierno, in Italia, sta cercando spiragli di novità ma non riesce, tranne pochissime eccezioni. Ci sono molti che scrivono, ed è un bene, ma pochi che scrivono cercando l’integrità.
   E' necessario sganciarsi da sistemi morali e strutture di pensiero e linguaggio. Un animo integro è quello di colui che ha affetto e intelligenza in costante dialogo, e solo quando un linguaggio poetico è capace di stringere insieme affetto e intelligenza, senza scendere a compromessi con moralismi o facili effetti linguistici, allora si ha evidenza di novità nella poesia. Trovo pochi poeti con un linguaggio che attinge dalle novità che il fermento della contemporaneità produce per mezzo della scienza e della tecnologia: le nuove prospettive che gli studi biologici e fisici ci stanno donando, le nuove sfide delle biotecnologie, dell’ingegneria, dell’astronomia e dell’astrofisica, o le nuove teorie della fisica teorica che aprono scenari impensati sull’ontologia della realtà e la teleologia, eccetera. Un altro humus che può alimentare il linguaggio viene dalle nuove prospettive dell’arte visiva, dell’arte pittorica e materica. In poche parole, si tratta di introdurre visioni e sistemi di pensiero che portino con se questioni che potrebbero rinnovare il linguaggio poetico, ma il rinnovamento avverrà solo se il poeta sarà capace di addentrarsi nella contemporaneità, libero dai vecchi schemi linguistici e dalla morale.

4. Oralità, scrittura, virtualità: come interagiscono i differenti canali nella realizzazione del testo poetico?

Solo una quindicina di anni fa si parlava soltanto di oralità e scrittura, adesso si parla anche di virtualità. Ben venga la virtualità, quando serve a fare circolare più liberamente le idee ed è capace di implementare il confronto del linguaggio in forma e contenuti. Spesso si coglie, proprio dal mondo virtuale, la scintilla adatta alla composizione poetica, una frase letta, una immagine, un confronto serrato tra navigatori del mondo virtuale, sono tutti elementi capaci di destare un pensiero da trasformare in scrittura, una scrittura che non può prescindere, ovviamente, da una musicalità – intesa come risonanza armonica, o anche volutamente disarmonica – di parole e significati, pertanto di necessaria oralità.
   Dall’esperienza de "LaRecherche.it", che fondamentalmente è uno spazio virtuale, noto un forte desiderio, da parte degli scrittori, di trovare spazi di visibilità per i propri lavori in versi, che sottintende la necessità di potersi confrontare: il confrontarsi con i gusti dei lettori è sempre un atto di grande maturità artistica ma anche umana, non sempre è facile sapere accettare critiche e trasformarle in scrittura. Il successo della virtualità, il fatto di poter avere un riscontro immediato che può indirizzare lo scrittore nella propria espressione artistica, ma bisogna cercare lettori esigenti, quasi nemici, altrimenti, accontentandosi dei complimenti superficiali di amici e semplici passanti nel mondo virtuale, si rischia di accontentarsi, se non addirittura di peggiorare, pertanto è necessario cercare i luoghi adatti dove deporre e fare schiudere l’uovo sacro della propria scrittura.

5 Qual è lo status del poeta? Perché oggi uno spacciatore o un pornografo sono più accettati socialmente di un poeta?

Il problema sta proprio nel voler vedere il poeta come una categoria, e assegnargli uno status tutto particolare, quasi privilegiato, invece è necessario cambiare il paradigma: lo spacciatore e il pornografo, in quanto persone, possono essere loro stessi poeti; quella del poeta è, cioè, una figura trasversale sull’intera casistica umana.
   Ogni persona è potenzialmente poeta, se poesia è visione del mondo e prospettiva, cioè politica. Anzi, il pornografo e lo spacciatore possono avere una visione sul mondo ben particolare, che ad altri manca, e possono mostrare specifici fallimenti e angosce dello stato esistenziale umano. Poesia è vita, nessun aspetto della vita si può escludere dalla poesia, non possiamo permetterci di fare moralismi. La poesia non può agganciarsi a una morale e dare giudizi. Se la poesia strizza l’occhio a un sistema morale piuttosto che a un altro, è finita, diventa ideologia e sappiamo quali cataclismi possono provocare le ideologie.

[Roberto Maggiani]