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L'area di Broca

Poesia XXI
cinque domande per provare a capire
cos'è, dov'è, dove va la poesia
in questo inizio di XXI secolo?

Alessandro Franci: "Ci troviamo davanti..."

Che funzione ha la poesia? A cosa serve?

Ci troviamo davanti un oggetto sconosciuto e, volendo, ci chiediamo a cosa mai potrà servire. Sembra si tratti di un interrogativo tutto nostro, occidentale e contemporaneo. Qualsiasi manufatto deve rispondere a precise caratteristiche di utilità primaria o secondaria che sia. La poesia pare rispondere alle caratteristiche dell’oggetto sconosciuto e, quindi, alla domanda che chiunque, se vuole, può porsi. Di fatto in questo periodo storico, la poesia (reale o presunta) abbonda così come abbondano i poeti; tutto ciò non coincide con i diktat dei mercati: domanda e offerta non prevedono, infatti e per fortuna, la poesia.

L’esclamazione pronunciata con il sorriso sulle labbra: “Ma questa è poesia!” (forse oggi un po’ in disuso) stava o sta a indicare proprio l’inutilità, addirittura l’inconsistenza, della poesia stessa se la si confronta con quasi tutto il resto della produzione umana. La poesia è letta da chi la scrive, e non sempre, per cui rimane un oggetto sconosciuto ai più, i quali, lontani da una visione meno oggettiva della realtà, troveranno più utile il manuale per l’utilizzo del navigatore satellitare, anziché Ossi di seppia.

Perché dunque da secoli si continua a “fare poesia”, studiarla, catalogarla, analizzarla, antologizzarla? E' una follia! Però una qualche utilità dovrà pure averla; d’altronde un interesse quantomeno riferibile soltanto a colui che la scrive, ci sarà, altrimenti non la scriverebbe. In qualche maniera si può persino affermare che questo sia socialmente accettato, visto che molte piazze, vie, scuole, portano il nome di poeti e più in generale di scrittori.

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie” la scrive un trentenne dentro una trincea vicino Reims tra fango e sangue. Ma se non lo avesse fatto le sorti della Grande Guerra non sarebbero state diverse da quelle che poi furono. Per quanto le tante analisi sul testo abbiano impegnato critici e analisti, ci si può chiedere: ma che senso potrà mai avere, in un momento come quello, farsi fulminare da un’intuizione così breve quanto perfetta? Sarebbe stato meglio darsi da fare al pari degli altri commilitoni, invece di abbandonarsi ad un’irrazionale quanto pericolosa follia? Sicuramente sì.

E' probabile che ci risulti meno complesso, per tentare una risposta, ricorrere ad uno sguardo, per così dire, opposto a quello che la domanda ci impone. Nei secoli ci sono state personalità di particolare valore in ogni campo che hanno dato vita a intuizioni e poi sviluppato invenzioni, divenute indispensabili al punto che senza di esse l’intera umanità sarebbe ancora agli albori, oppure addirittura scomparsa. Di pari passo si è assistito pure all’inutile diletto dei poeti. L’arte in generale, la musica, la letteratura, sono altrettante espressioni di un sentimento a volte geniale, ma non sono indispensabili; come la pericolosa “distrazione” di Ungaretti. La scienza, la tecnologia, specialmente negli ultimi decenni si sono talmente evolute che oggi molti sistemi di sviluppo dell’intera umanità non potrebbero essere sostenuti.

In conclusione si potrebbe rispondere alla provocatoria domanda con una nuova interrogazione: come vivremmo ora senza neppure una nota di Bach, un segno qualsiasi di Picasso, un verso della Commedia?

[Alessandro Franci]